L’avventura in Adriatico è durata due settimane, con partenza e rientro a Venezia. Il vento non è mancato. Rispetto l’anno scorso che c’era sempre bonaccia questa volta ci siamo divertiti, anche se la prima settimana a causa della bora sostenuta non siamo riusciti ad arrivare sulle isole. Per cui abiamo girato la parte sud dell’Istria, tra la baia di Medulino, Polje, il porticciolo di Fasana e le baiette tra questa e Rovigno.

All'ormeggio nel molo di Fasana, bella città veneziana con edifici in pietra d'istria.
All’ormeggio nel molo di Fasana, bella città veneziana con edifici in pietra d’istria.

Le belle baie non mancano in questa zona. Personalmente mi piace molto fare tappa a Polje, qualche miglio a nord di capo Promontore (la punta meridionale dell’istria a w della baia di Medolino). Le acque di Uvala Polje sono ricche di vita e la baia offre un discreto ancoraggio (di notte è possibile accostare al molo), oltre a due chioschi sulla pineta e un agriturismo a 5 minuti di cammino. Manca l’acquedotto e i pochi fabbricati della baia hanno la cisterna.

Uvala Polje

Entrare a Rovigno è sempre un’emozione e stavolta abbiamo potuto ammirare il porto terminato con relativo mega albergo inserito perfettamente nel contesto della pineta: una meraviglia!

 

La baia di Rovigno e l’isolotto con il faro di San giovanni in Pelago – Sveti Ivan na pucini, sagoma ben conosciuta dai regatanti dell’Adriatico, visto che fa da boa in molte regate.

La seconda settimana abbiamo finalmente attraversato il Quarnero di buona media e siamo arrivati a dare fondo davanti alla cittadina di Unie. Nel paese di 80 abitanti stabili c’e una chiesa, un negozio di alimentari, una posta, un panificio, due ristoranti e una pasticceria.  D’estate il paesino si anima con i numerosi turisti e gli emigrati che tornano a casa per le ferie estive.

La baia di Unie – Unje

Dopo una notte tranquilla la mattina ci facciamo un giro in paese e dopo pranzo salpiamo alla volta di Ossero, cittadina veneziana che si trova tra le isole di Cherso e Lussino, separate da un ponte stradale girevole che apre due volte al giorno. Ancoriamo nella bella baia a nord, tra le rovine di un monastero e un campeggio ove faccio il pieno di acqua da bere.

baia a nord di Ossero – Osor

Il giorno dopo ormeggiamo nel canale del ponte che aprirà alle 17, con notevole pubblico non pagante che assiste alla processione di barche che parssano verso nord e verso sud. Nell’attesa ennesimi bagni con tanto di lezioni di apnea.

 

 

 

 

 

 

 

Dirigiamo quindi su punta kriza, luogo che mi sta particolarmente a cuore per i tanti ricordi e andiamo a cena dove mi portavano i miei da ragazzo. Noto con piacere che il posto è cambiato pochissimo e la gente è ospitale e amichevole come me la ricordavo. Unica nota negativa il pagamento della boa di 300 kune, un prezzo spropositato (a Rovigno, la perla dell’istria, paghiamo 150…).

Il camping Baldarin presso punta croce – rt Kriza.

Il giorno seguente si va a Lussino, in una baia che permette di raggiungere a piedi in 20′ sia Lussinpiccolo che Lussin grande.

La baia di Baldarka – Valdarke
Colazione a Lussin grande

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di ritorno verso l’istria il giorno seguente, incominciano le prime avvisaglie della depressione che ci darà filo da torcere la mattina successiva. Un forte colpo di vento ci costringe a ridossarci sul lato sottovento di Unie, per poi ripartire nuovamente al passaggio del primo di una lunga serie di temporali estesi e violenti.
Solo al nostro arrivo a Venezia, 24 ore dopo, il maltempo segnala la sua fine con il lungo fronte caldo visibile sopra la costa veneta.

il fronte caldo sopraJesolo segna la fine delle ostilità